L’architetto come imprenditore: la trasformazione necessaria per il successo

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L’architetto come imprenditore: una prospettiva in evoluzione

Negli ultimi anni, la domanda se l’architetto sia o meno un imprenditore ha suscitato dibattiti e opinioni contrastanti.
La risposta, in realtà, dipende dal percorso professionale che l’architetto decide di intraprendere.
Se sceglie di far parte di un altro studio, la risposta potrebbe tendere verso il “no”.

Tuttavia, se decide di aprire il proprio studio di architettura, allora la risposta diventa un inequivocabile “sì”.

La scelta del percorso professionale rappresenta una decisione fondamentale da prendere: “Quale percorso voglio intraprendere?“.

La prospettiva che si adotta nei confronti dell’attività determina la sua interpretazione e, di conseguenza, influisce sull’impegno e sulle risorse che l’architetto metterà a disposizione della sua attività.

La percezione di sé

Come l’architetto si percepisce?

Se l’architetto si considera esclusivamente un tecnico o un creativo, tenderà a dedicarsi unicamente alla parte “tecnica e di progettazione” dell’attività.
Se si trova a dover svolgere altre attività, queste potrebbero risultargli gravose e probabilmente non le affronterà con passione, con conseguenti difficoltà nel raggiungimento dei risultati desiderati.

Se, invece, l’architetto si considera un imprenditore, sarà consapevole che il suo studio rappresenta un’azienda e che i suoi clienti sono effettivamente dei clienti.

Ciò cambia radicalmente le regole del gioco.

Anche se potrebbe non appassionarsi particolarmente ad alcune attività, sarà consapevole dell’importanza di svolgerle, il che le renderà più interessanti.

L’architetto come imprenditore

Nella maggior parte dei casi, la risposta corretta è che l’architetto è un imprenditore.

Questa risposta potrebbe sembrare in contrasto con ciò che ancora viene insegnato in molte università, tuttavia corrisponde alla realtà dei fatti. Se l’architetto possiede uno studio, è consapevole che oltre alla parte tecnica e di progettazione, esistono altre aree cruciali da considerare:

  1. Amministrazione e Finanza: se l’attività è sul mercato, avrà un fatturato, voci di spesa, pagamenti e incassi da gestire, nonché investimenti da effettuare.
  2. Vendita e Clienti: se lo studio produce entrate, significa che vi sono clienti a cui proporre i propri servizi, e tali clienti devono essere gestiti durante tutto il processo di vendita e realizzazione del progetto.
  3. Marketing: un’attività di primaria importanza per attirare clienti allo studio e aiutarli a scegliere i servizi offerti.
  4. Gestione delle Risorse Umane: se lo studio dispone di collaboratori, è necessario gestirli adeguatamente.
  5. Ricerca e Sviluppo: per rimanere sempre un passo avanti rispetto agli altri, o quanto meno rimanere allineati alla continua evoluzione del settore.

Queste sono solo alcune delle aree che richiedono attenzione e gestione.

In realtà, non ci sono differenze sostanziali rispetto a un’azienda tradizionale. Cambia solo il prodotto/servizio offerto, ma l’approccio imprenditoriale rimane fondamentale.

Il cambiamento di paradigma

Il passato è diverso dal futuro.

In passato, era possibile concentrarsi principalmente sulla parte tecnica dell’architettura e far funzionare tutto in qualche modo.

Tuttavia, nell’attuale contesto caratterizzato da una crescente concorrenza (oltre 160.000 architetti iscritti all’ordine in Italia), questo approccio non è più sufficiente.

Per avere successo, l’architetto deve adottare una prospettiva diversa sulla sua attività. Deve iniziare a considerare il suo studio come un’azienda e assumere un ruolo imprenditoriale. Deve definire la direzione strategica del suo studio, tenendo conto di tutte le aree aziendali.

Gli architetti che intraprendono questa trasformazione, creando una solida base imprenditoriale per il loro studio, possono guidarlo con eccellenza verso il futuro.

Da dove si può iniziare?

La prima fase è prendere consapevolezza di questa necessaria trasformazione. Bisogna comprendere il cambio di paradigma e di approccio.

Una volta compresa questa nuova prospettiva, è possibile iniziare operativamente a fare le cose in modo diverso.

È necessario valutare attentamente la situazione attuale dello studio e progettare con precisione ogni area aziendale.

Le competenze mancanti possono essere acquisite o delegate.

Con il processo di trasformazione in corso, un sistema di monitoraggio costante, basato su dati concreti, diventa una bussola per orientare correttamente ogni passo.

Il primo passo potrebbe sembrare il più impegnativo, ma una volta intrapreso il percorso, si rivelerà stimolante e arricchente. Nessuno, guardando indietro, si pentirà di aver intrapreso questa sfida.

L’architetto come imprenditore: una sfida stimolante per un futuro gratificante

In conclusione, l’architetto è più di un semplice tecnico o creativo.

Con l’adozione di una mentalità imprenditoriale, può trasformare il proprio studio in un’azienda di successo.

È fondamentale comprendere l’importanza di gestire tutte le aree aziendali, acquisire le competenze necessarie e adottare un approccio strategico.

Solo così l’architetto potrà guidare il suo studio verso un futuro prospero e gratificante.

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