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L’architetto è un imprenditore?
La risposta è meno chiara del previsto: dipende!
Dipende dal percorso professionale che l’architetto nello specifico vuole intraprendere.
Potrebbe scegliere di far parte di un altro studio, in questo caso la risposta è no.
Oppure potrebbe scegliere di aprire il proprio studio di architettura, allora la risposta diventa sì, lo è.
È una domanda fondamentale da farsi: “Quale percorso voglio intraprendere?”
Il modo in cui vedi la tua attività diventa il modo in cui la interpreti e di conseguenza cambia l’impegno e le risorse che metti a disposizione della tua attività.
Come ti percepisci?
Se ti percepisci esclusivamente come architetto, tenderai a dedicarti solo alla parte “tecnica e di progettazione” dell’attività. E se devi svolgere altre attività ti peseranno e probabilmente non le farai con passione e i risultati faranno fatica ad arrivare.
Se invece ti percepisci come un architetto imprenditore, allora sarai consapevole che il tuo studio è un’azienda, e i tuoi committenti sono dei clienti.
Questo cambia completamente le regole del gioco. Non è detto che ti appassionerà di più svolgere certe attività, ma ti sarà chiaro lo scopo e l’importanza di svolgerle e ciò le renderà più interessanti.
Nella maggior parte dei casi la risposta corretta è sì, l’architetto è un imprenditore
Questa risposta stride soprattutto per quanto viene insegnato ancora in molte università, però è la realtà dei fatti. Se hai uno studio sai che oltre alla parte tecnica, di progettazione e cantieristica di sicuro ci sono altre aree:
- Amministrazione e Finanza: se sei sul mercato hai un fatturato, delle voci di spesa, pagamenti e incassi da verificare e gestire, investimenti da fare …
- Vendita e Clienti: se l’attività è aperta e fattura, significa che ci sono dei clienti a cui far firmare i mandati e questi vanno gestiti lungo tutto il processo di vendita e realizzazione del progetto
- Marketing: un’attività importantissima, porta i clienti all’area vendita e aiuta i clienti a scegliere il tuo studio
- Persone: se hai collaboratori vanno seguiti e gestiti
- Ricerca e Sviluppo: per essere sempre un passo avanti agli altri, o almeno allineati
Queste solo alcune delle aree su cui soffermarsi. Cosa cambia quindi da un’azienda?
In realtà nulla, solo il prodotto/servizio cambia, ma l’impostazione è proprio quella di un’impresa.
Il passato è diverso dal futuro
Una volta tutto sommato si poteva concentrarsi sulla parte più tecnica, fare l’architetto, e tutto girava in qualche modo. Oggi, in un contesto sempre più popolato da concorrenti (sono oltre 160.000 gli architetti oggi iscritti all’ordine in Italia), non è più fattibile.
L’architetto se vuole prosperare deve guardare con occhi diversi alla sua attività, deve iniziare a guardarla con gli occhi di un architetto imprenditore. Deve sedersi a livello direzionale e impostare la direzione alla sua azienda studio. Deve impostare la strategia tenendo un occhio attento su tutte le aree aziendali.
Gli architetti che faranno questo, mettendo basi solide di business al loro studio, potranno guidarlo in modo eccellente verso il futuro.
Da dove partire
La prima fase è la presa di consapevolezza. Comprendere il cambio di paradigma e di passo.
Solo fatto ciò, si può operativamente iniziare a fare cose diverse.
Va scattata la fotografia di come è lo studio attualmente, per poi progettare con precisione ogni area aziendale.
Le competenze mancanti vanno acquisite o delegate.
Con il processo di trasformazione in atto, la bussola costante sarà un sistema di monitoraggio, che con dati alla mano farà capire come fare correttamente ogni passo.
Il primo passo da fare è sempre il più impegnativo, ma una volta iniziato il percorso è così stimolante e arricchente che nessuno si guarda indietro con rimpianto.