Indice
- Che cos’è
- Che impatto può avere sulla professione dell’architetto?
- Ipotetico prossimo scenario
- Conclusioni
Oggi voglio parlare dell’argomento più in tendenza e sulla bocca di tutti: l’intelligenza artificiale.
Che cos’è
Forse non tutti sanno che cos’è.
La parola stessa però ci può aiutare a capirla meglio. È un’intelligenza non umana, generata da un software capace di simulare il comportamento umano.
Chat GPT, MidJourney, DALL-E sono solo alcuni dei nuovissimi programmi che offrono il servizio di intelligenza artificiale capaci di redigere un articolo, fare un riassunto, creare dei PowerPoint oppure generare delle immagini fotorealistiche da una descrizione testuale.
Il risultato è impressionante ti lascia a bocca aperta.
Se l’intelligenza artificiale è in grado di scrivere un articolo, hanno ancora senso i giornalisti?
In parte sì e in parte no.
Se per giornalisti intendiamo degli opinionisti o delle figure di spicco è ovvio che, ad oggi, non possono essere sostituiti, se, invece, intendiamo delle persone che scrivono contenuti riciclando fonti del web ecco che questi diventeranno facilmente sostituibili da un’intelligenza che costa pochissimo ed esegue il lavoro in pochi secondi e lo fanno pure meglio.
Che impatto può avere sulla professione dell’architetto?
Un architetto dovrebbe avere paura di questa intelligenza artificiale?
Non voglio addolcire la pillola, un architetto deve averne paura.
C’è un interessante un video pubblicato da una youtuber architetta americana con più di 2,5 milioni di follower in cui ha lanciato una sfida tra il suo studio di progettazione e l’intelligenza.
La sfida era questa: progettare un’abitazione di 280 m² posta su un lato di una collina con un pendio di 20 ° su un lotto di terreno di 3000 m²
Questa competizione si svolgeva su tre elementi: il disegno di una piantina, il rendering fotorealistico e su un testo descrittivo del progetto di 150 parole.
Questi 3 elementi sono stati pubblicati nella sua community in forma “anonima” per essere scelti dagli iscritti, il risultato è stato devastante, in pratica la piantina generata dall’intelligenza artificiale è stata votata dall’80%, mentre solo il 20% ha scelto il progetto dell’architetto.

Identico risultato per il rendering fotorealistico l’80% circa ha scelto quello dell’intelligenza scartando quello dell’architetto
Leggermente diverso è stato risultato per la descrizione dove solo il 60% ha scelto quella del software e il 40% ha scelto quella dello studio di progettazione.
Con questi dati l’architetto deve iniziare a preoccuparsi?
L’architetta youtuber ha analizzato più nel dettaglio i lavori prodotti dall’intelligenza e ha notato che ci sono degli errori progettuali come: spazi non meglio definiti, muri strani, aperture un po’ “sbilenche” evidenziando almeno 4 o 5 errori che è un occhio non professionista non li percepisce. Ne ha dedotto che il metodo di giudizio delle persone è stato più istintivo che analitico.
Ma questo ci deve far pensare, perché se un’intelligenza è in grado di fornire delle rappresentazioni architettoniche in maniera più efficace ed efficiente in un tempo ridicolamente allora possiamo affermare che l’architetto ha ampi margini di miglioramento.
Anche la Youtuber giunge alla mia stessa conclusione e non vuole indorare la pillola.
Ammette che intelligenza può competere con il lavoro degli architetti soprattutto in considerazione del fatto che ha poco più di un anno di vita e non si è ancora sviluppata pienamente.
Ipotetico prossimo scenario
Quando si sarà sviluppata ed evoluta diventando di uso quotidiano e verrà utilizzata dalle persone ecco che si potrebbe configurare uno scenario preoccupante.
Proiettiamoci tra 5 6 anni nel futuro in cui questa metodologia di utilizzo dell’intelligenza non è riservata a pochi come adesso ma sarà diffusa, lo scenario che un architetto potrebbe vivere sarebbe questo:
l’ipotetico committente, che vuole realizzare la sua casa, chiederà inizialmente all’intelligenza artificiale di fargli un progetto e dargli qualche idea. Lei in pochi secondi a costo zero produrrà delle piante in scala con tutti gli arredi e con tutto quanto serve per far capire a questa persona come sarà la sua futura abitazione.
Ovviamente la prima soluzione fornita al nostro futuro ed ipotetico cliente avrà bisogno delle modifiche che potranno essere chieste ed implementate sempre dall’intelligenza artificiale.
Ed ecco che in pochi minuti avrà in mano dei bellissimi disegni e rendering fotorealistici pagando un misero abbonamento di 20 euro.
Si presenterà davanti all’architetto dicendogli “Buongiorno architetto, voglio realizzare questa casa!” l’architetto guarderà i disegni, poi il committente e si trasformerà da un libero professionista in un professionista al servizio dell’intelligenza artificiale, un mero esecutore.
Conclusioni
È questo il futuro degli architetti?
Da un lato è molto bello scoprire che l’intelligenza artificiale dà a tutti la possibilità di progettare una casa, ma dall’altro toglie molto del valore che ha l’architetto.
È necessario fare molta attenzione, opporsi non serve, il mercato e la società comandano.
Non dobbiamo spaventarci, ma dobbiamo analizzarle, capirle e sfruttarle a nostro vantaggio, altrimenti ci ridurremo a proporci nel mercato del futuro come quelli che fanno le case “come una volta” a mano, disegnate su un foglio di carta e i nostri clienti saranno quelle persone un po’ naïf, amanti del passato, ricchi da permettersi un architetto.