C’è un’interessante intervista fatta a Stéphane Beel il cui studio tra le molte opere ha realizzato anche il Museum of Middle Africa di Tervuren, il più grande museo al mondo dedicato all’Africa Centrale.
Ciò che mi ha colpito nell’intervista è questa frase che ha pronunciato:
“C’è sempre stato uno scollamento tra gli architetti e i loro progetti per le persone. Dovremmo lavorare con le persone. Dobbiamo capirle e imparare da loro. È necessario essere molto umili e assicurarsi di non imporre nulla. Bisogna capire la società, leggerla e anche connettersi con le persone”.
Anche all’interno di grandi studi internazionali come il suo l’elemento più rilevante nella progettazione sono le persone.
Tutte le nostre architetture saranno utilizzate da delle persone ed è necessario assicurarsi di non imporre nulla, bisogna connettersi con loro per capirle e comprenderle.
Ma come si può applicare questo principio alla quotidianità della nostra professione?
Ascoltare!
Ascoltare e ascoltare di più.
Sembra facile, ma questa azione è importantissima, perché significa mettere in primo piano le esigenze della persona che abbiamo di fronte.
Saper ascoltare significa fare un passo indietro e mettere al centro dell’attenzione la persona che parla, significa indagare con le giuste domande, far uscire non solo i suoi problemi, ma anche le sue motivazioni, esigenze ed aspettative.
In estrema sintesi dobbiamo trasformarci in Magnum P.I. (per chi si ricorda il mitico Tom Selleck) diventando abili nell’osservare gli atteggiamenti.
Lo scopo di tutto questo è trovare la VERA ragione per cui quella persona sta parlando con te e non con altri, perché quel cliente è venuto da te e non da un altro architetto?
Cosa lo ha spinto a fare questa precisa scelta?
Saper porre le giuste domande, saper indagare e saper ascoltare offre un grande vantaggio per il proseguo dei lavori. Ti eviterà un sacco di problemi futuri e sarai in grado di gestire le sue obiezioni.
Il progetto, la gestione dei lavori, il marketing ecc ecc … tutto il resto verrà dopo